#1 Tipi da montagna o tipi da mare?
Di salite al monte per sacrificio d’amore e di discese in mondi impensati
Ciao!
Io sono Camilla Mazzanti e questa è la prima puntata di Fungotropìa, la newsletter appassionata di funghi che viaggia nel sottobosco come un micelio trovando connessioni. Grazie di essere qui. 🍄
Fungotropìa dovrebbe spuntare nella tua casella di posta circa un paio di volte al mese, ma non te lo posso assicurare, sai com’è, i funghi saltano fuori quando meno te lo aspetti… come dei tesori.
Io sono una persona curiosa ma mai nella vita avrei pensato di essere rapita da questo strano e incredibile mondo, quello dei funghi. Ma è successo. E sai perché? Perché amo le storie e le avventure. E cominciare a conoscere questo regno della natura è come decidere di intraprendere un viaggio che non sai dove ti potrebbe portare. È aprire una porta inter-dimensionale che fa viaggiare nel tempo e nello spazio.
Ogni numero rappresenta un’escursione personale su un argomento “fungino”:
mi appunto qualcosa sul mio taccuino fungino: un aneddoto, una camminata nel bosco, una riflessione…
infilo quello che trovo dentro il cestino del fungaiolo: una notizia o un approfondimento sul tema;
e poi collego le varie connessioni miceliari che scopro su questo argomento, che come le “radici” di un fungo, possono viaggiare molto lontano fino a mete impensabili.
È come un tiro di dadi: quando cominci a giocare non sai cosa uscirà. Lo scopriremo assieme, se ti va. Partiamo?
“Dopo un po’ quei boschi verde scuro diventarono un posto dove non vedevo l’ora di tornare”
da Long Litt Woon, “La via del bosco”
Cominciamo da che tipo di persona sono, così ci presentiamo. Hai presente la tipica domanda da rivista disimpegnata anni ‘90? Una di quelle con i classici test a risposta multipla? Alla fine si collezionavano più risposte A, B o C e in base a quelle scoprivi a quale “profilo” appartenevi. Una rivista tipo Cioè, quelle per adolescenti che spopolavano tra anni Novanta e Duemila che spesso diventavano fonte di informazioni più o meno attendibili.
Ti faccio subito notare che qui sopra ti ho proposto una copertina a caso della suddetta rivista, ma che “a caso” davvero non è. Noterai che in primo piano c’è quel Leonardo Di Caprio che era l’idolo di tutte le giovani menti di quel periodo. Bene. Tu penserai che questo non abbia niente a che vedere con il mondo dei funghi. Non è esattamente così. Le vie del micelio sono infinite, lo scoprirai. Ma ora torniamo al dunque, parlavamo di test.
Ecco, una di quelle domande spesso era “Sei più tipo da mare o da montagna?” Beh, io di sicuro avrei risposto senza dubbio “Tipo da mare!”. La montagna era qualcosa di assolutamente lontano da me. Mi riportava alla mente subito l’idea di fatica, salite, fiatone, niente di buono insomma, e poi, per un’amante del caldo quale sono, il pensiero di passare anche solo un giorno in più della mia vita con un maglione addosso quando nella mia adorata pianura Padana potevo girellare in bicicletta senza salite, bella comoda in pantaloncini e maglietta, mi aborriva letteralmente.
Sì, l’ho detto: adorata Pianura Padana. Campagna bolognese per essere più precisi: parliamo di distese di campi coltivati a perdita d’occhio, niente a occupare lo sguardo per chilometri. La montagna? In questo mio mondo piatto qualsiasi cosa occupasse l’orizzonte era per me straniero e intollerabile. Io volevo poter vedere il tramonto fino all’ultimo secondo, giù fino in fondo, senza interruzioni. Persino delle semplici colline mi infastidivano. Ecco, a quel tempo l’idea di entrare in un bosco non l’avrei mai potuta prendere in considerazione.
Poi si sa, le cose cambiano, si cresce, si diventa persone diverse, mmmh, per niente. Almeno all’inizio. Ma sai come si dice, cos’è che move il sole e le altre stelle? Amor. Ed ecco che sulla mia strada ho incontrato un ragazzo che alla domanda “Sei più tipo da mare o da montagna?” rispondeva con sicurezza “da montagna!". Ancora ricordo il suo sguardo dispiaciuto quando abbiamo scoperto che non era un “match”, come direbbe la GenZ di ora.
E ora che si fa? Si fa quello che si fa quando si vuole bene a qualcuno e non lo si vuole deludere: ci si prova. Si prova a farsi piacere qualcosa che sulla carta stride proprio con quel che è la propria natura. All’inizio diciamocelo, era proprio solo spirito di sacrificio. Togliermi i sandali per infilare calzettoni e scarponi da montagna era una vera tortura, e ho sbuffato di fatica e di fastidio per un bel po’ fino a quando, un passo dopo l’altro nei boschi e su e giù per le salite pietrose dei crinali solo per non deludere il mio adorato… mi si è aperto un mondo.
È così che ho capito che in fin dei conti all’ombra del bosco non si stava poi così male, specie nelle giornate più torride, che camminare in fondo mi piaceva e soprattutto, che ci sono un sacco di cose da scoprire. Prima ho cominciato con qualche trekking durante le vacanze estive poi, con il passare delle stagioni, è arrivata anche quella che da sempre è comunemente considerata “la stagione dei funghi”, l’autunno, e lì è partito il vero divertimento. Natura, silenzio, scoperta, avventura. All’inizio di funghi capivamo entrambi poco o nulla. E per giunta, non ne trovavamo molti, ma è stato proprio questo a far accendere in me la curiosità di scoprire qualcosa anche su quei pochi e insignificanti esemplari scovati. Ed è così che piano piano si è creata una bella sfumatura nella nitida risposta alla domanda iniziale: “Sei più tipo da mare o da montagna?”
Ma attenzione: in questa storia c’è un lieto fine anche per la “vecchia me” amante del caldo e delle distese pianeggianti. Perché se per scovare questo mondo fungino ho dovuto in un primo momento abbandonare le velleità marittime e abbracciare fatica e sacrificio per andare sui monti, forse non tutti sanno che… i funghi sono dappertutto! Letteralmente.
Togliamoci dalla testa l’idea stereotipata dei funghi associata a una sola stagione, l’autunno, e a un solito habitat, il bosco (preferibilmente di montagna). I funghi sono componenti onnipresenti di quasi tutti gli ecosistemi di questo pianeta, anche i più impensabili e diversi, e così ecco concludersi la parabola iniziale: non amavo la montagna, ma frequentandola ho scoperto i funghi, per poi scoprire che anche i funghi amano il mare, e qualcuno pure i fiumi.
Funghi da spiaggia
Per quanto riguarda il mio amato ambiente marino, ironia della sorte, pochi mesi fa, seguendo uno di quei gruppi facebook di appassionati raccoglitori di funghi, ho scovato un video che mi ha letteralmente sconvolta. Un uomo è su una spiaggia e la telecamera del suo telefono si avvicina alla sabbia, che ha dei piccoli bozzi sulla superficie. Con la mano sposta questo rigonfiamento: incredibile, sotto ci sono dei funghi! Andando a sbirciare tra i commenti al video mi pare di ricordare si trattasse del genere Agaricus, anzi, per essere più precisi mi pare fosse Agaricus devoniensis.
Purtroppo essendo passati diversi mesi non sono riuscita a recuperare il video in questione, motivo per cui qui sopra ho messo una fotografia tratta dal sito di un centro micologico delle Asturie, in Spagna, tanto per rendere l’idea. Pazzesco, vero?
L'epiteto Agaricus deriva dal greco e significa “fungo degli Agari” perché secondo Dioscoride proveniva dall'Ucraina, che a quel tempo era chiamata "Terra di Agaria”, mentre il nome della specie, “devoniensis”, fa riferimento al primo luogo in cui questo fungo è stato registrato, nel 1960 nel Devon, in Inghilterra.
Facendo qualche ricerca in più mi sono resa conto che quello non era l’unico genere di fungo che ha scelto questo habitat così particolare. Sono diverse le specie fungine dette psammofile (amanti della sabbia) che si sono adattate a crescere in un ambiente così ostile: salsedine, escursioni termiche, la sabbia che drena e non trattiene l’umidità. Per la precisione pare che in Italia, ad ora, siano state censite addirittura oltre 300 specie tipiche di ambienti dunali1.
Funghi acquatici
Dopo aver considerato l’ambiente sabbioso nei pressi del mare, che mai avrei associato al mondo dei funghi, mi sono chiesta: e in acqua? Ci saranno funghi anche in acqua? Ebbene sì, i funghi sono davvero ovunque compresi gli ambienti acquatici, dagli alti laghi montani fino alle profondità dell’oceano.
Ma questo caso è particolare: il fungo in questione si chiama Psathyrella aquatica, ed è stato scoperto per caso nel 2005 nelle limpide acque del fiume Rougue in Oregon. Robert Coffan, un professore della Southern Oregon University, durante una scampagnata con la sua famiglia, guadando il fiume si accorge di questi piccoli funghetti pallidi che crescevano sul letto del fiume, completamente immersi nell’acqua corrente.
Il professore pensa quindi di coinvolgere i micologi Darlene Southworth e Jonathan Frank, suoi colleghi universitari, che, nonostante lo scetticismo iniziale, intraprendono degli studi che cinque anni dopo li portano a presentare questa scoperta come una specie del tutto nuova del genere Psathyrella.
Certo, è bene che faccia una precisazione: i funghi sono ovunque dicevamo, ma ad oggi si ritiene che meno dell'1% dei funghi acquatici sia stato ancora scoperto, e si presume che molti siano microscopici, con solo una piccola percentuale in grado di produrre corpi fruttiferi come questo.
L’aspetto della Psathyrella acquatica è infatti esattamente identico a quello dei funghi cui siamo abituati quando pensiamo genericamente a un fungo che potremmo definire “terrestre”: un gambo, un cappello e, appunto, delle lamelle al di sotto di questo che contengono migliaia di spore. Generalmente quando queste spore sono mature e pronte per essere rilasciate, si disperdono nell’aria trasportate dal vento per dare vita potenzialmente ad altri funghi. Come invece si disperdano in casi come quello della Psathyrella acquatica pare sia ancora una questione da chiarire con certezza.
Il fiume ha delle correnti molto vivaci che incorporano nel suo turbinio una grande quantità d’aria e quindi di ossigeno. Con tutta probabilità in questo caso le spore rimangono intrappolate nelle bolle d’aria che si formano sotto le lamelle prima di arrivare sulla superficie dell'acqua galleggiando e infine diffondersi.
Si tratta insomma di adattamenti dovuti a un habitat particolare: anche il gambo del fungo, ricoperto da strutture simili a peli sottili, sembra essere piuttosto forte ed è ancorato fino a 0,5 m di profondità nei sedimenti del fiume, proprio per resistere alle sue forti correnti.
Altro aspetto interessante dai racconti del professor Coffan riguarda la raccolta del primo campione a fini di studio: “Ricordo di aver preso bottiglie, borse e un acquario” dice. “Cose che di solito non porti con te durante una seduta di caccia ai funghi… alla fine l’ho messo in un barattolo di vetro e l’ho sigillato molto bene”.
In sede di studio poi questo esemplare è stato confrontato con le centinaia di altri esemplari del genere Psathyrella esistenti, e dopo un’analisi del DNA è stato finalmente riconosciuto che quello acquatico aveva una impronta digitale del DNA unica: era stata scoperta una nuova specie, che “fruttifica” (potremmo dire “produce gambo e cappello”) solo se immersa completamente in acqua fredda.
A questo punto potrebbe sorgere una domanda: si tratta di un fungo commestibile? Non è da escludere, considerando che gli altri funghi del genere Psathyrella non sono tossici, ma la sua rarità e le sue dimensioni di certo non consentirebbero un gran raccolto. Pare però che sia una valida fonte di cibo per i piccoli insetti di fiume, che a loro volta sono preda dei pesci: un elemento base per l’ecosistema fluviale insomma.
Nonostante gli studi approfonditi, le domande aperte restano ancora molte. I tre studiosi ne parlano proprio come una sorta di ritorno alle origini: “nonostante gli studi, questo raro fenomeno rimane un mistero, è come se si trattasse di una versione fungina in miniatura delle balene, i cui antenati tornarono al mare. Quale mutazione si è verificata che ha permesso alla Psathyrella acquatica di crescere e fruttificare sott’acqua e con quali effetti? Quanto recente è questa mutazione? È una risposta a qualche tipo di stimolo esterno?”
L’aspetto interessante di questa storia è che probabilmente non si tratta semplicemente della storia di un singolo fungo, ma di qualcosa di più grande che riguarda l’intero fiume, le cui correnti e i cui sedimenti vulcanici sembrano essere terreno fertile per organismi altrimenti terrestri come lo fu il liquido amniotico del pianeta. Un circolo che si chiude, insomma.
In sostanza, se un piccolo e fragile funghetto marroncino può crescere sott’acqua nelle turbolenze delle correnti di un fiume freddo, cos’altro potrebbe essere possibile?
Incredibile vero? E io che mai avrei pensato che accettando di frequentare l’ambiente montano avrei trovato elementi in comune anche con quello marino e acquatico! L’avresti mai immaginato?
E tu “Sei più tipo da mare o da montagna?”
📷 Per avere una panoramica fotografica dei funghi psammofili, vale a dire quelli che crescono sulla sabbia, qui.
📰 Hai nostalgia delle vecchie riviste per giovanissimi o non sai cosa siano perché appartieni ad un’altra generazione? Qui trovi qualche notizia al riguardo.
📹 Se sei incuriosito e vuoi vedere altre immagini e racconti sulla Psathyrella, qui trovi un breve documentario ad opera proprio dei tre professori che hanno fatto questa scoperta.
🎲 Nel gioco da tavolo della Ravensburger-Nord America, Mycelia, reperibile qui, esiste il personaggio della Psathyrella acquatica: se nella vita reale cresce sott'acqua, nel gioco da tavolo questo fungo rappresenta una carta potente che aiuta il giocatore a raccogliere gocce di rugiada dagli spazi d'acqua sul tabellone:
Questo numero di Fungotropìa finisce qui. Come dici? Non ti ho detto cosa c’entra Leo DiCaprio coi funghi? Se vorrai seguirmi ancora per scoprirlo, aspetta il prossimo numero, arriva lunedì 7 ottobre!
Ti aspetto! Camilla
Spero che questo primo numero ti sia piaciuto e che questo formato sia per te leggibile e interessante. Hai commenti o suggerimenti? Scrivimi pure, ti leggo! E se ti è piaciuta condividi Fungotropìa con chi vuoi.
Ti hanno girato questa newsletter?
Mi chiamo Camilla Mazzanti, non sono una botanica né una micologa ma solo una persona curiosa. Questa è Fungotropìa.
Le illustrazioni sono di Alice Fadda.
Sul censimento delle specie fungine dunali.
Che meraviglia vedere fuori nel mondo questo primo numero! Sono davvero molto contenta di aver collaborato con te per Fungotropìa🍄🍄🍄
Complimenti un "articolo particolare" ma bello!